Aart vander Leeuw Bellezza, un racconto

Aart vander Leeuw Bellezza, un raccontoSegue dello scrittore Aart vander Leeuw Bellezza, un breve racconto pubblicato nel 1925. Van der Leeuw nacque nel 1876 nella cittadina Hof van Delft e muore nel 1931 a Voorburg. Non ha scritto moltissimo ma rimane valido il suo ultimo romanzo De kleine Rudolf (Il piccolo Rudolf). Fu pubblicato nel 1930.

Lo scrittore ammirava le opere e i personaggi del movimento letterario del fine Ottocento: gli Ottantisti. Conobbe inoltre il poeta Albert Verwey. Van der Leeuw pubblicò molto dei suoi scritti nella rivista letterario-culturale De Beweging (Il Movimento), diretto dallo stesso  Verwey.

 

Bellezza

Un giorno dopo l’altro, l’impiegato dai capelli grigi trascorre le sue interminabili otto ore al muffito tavolo dell’ufficio, proprio come un malfattore sconta la sua pena in carcere. Il tavolo su cui stanno sparpagliate le sue scartoffie è sudicio e punteggiato di macchie d’inchiostro; contro le pareti a calce giallastra si elevano gli scaffali con gli schedari di cartone e sotto al rigido apparecchio telefonico troneggia ia macchina per copiare, minacciosa come uno strumento di tortura. Sono radunati lì dentro in sei: corvi famelici calati su un campo invernale dall’aspetto di morte; ogni tanto tossisce il vecchio contabile, che è asmatico, e scricchiolano le penne.

Ma l’impiegato dai capelli grigi sembra essere un po’ bizzarro. Quando dispiega gli atti ipotecari sui quali deve scrivere, si sofferma talvolta a fissare per qualche minuto la ceralacca rossa che suggella i documenti e sembra una goccia di sangue caduta sulla neve. E cerca anche di allisciare con tenerezza la cordicella di seta blu e verde che tiene insieme le pagine e poi rialza la testa e guarda attraverso i riquadri superiori delle finestre, giacché quelli soltanto sono trasparenti. Segue con gli occhi una nuvoletta viaggiante, che passa via ondeggiando come penna di cigno, oppure guarda come un airone si rechi nel suo territorio di caccia con placidi colpi d’ala.

Un solitario ramo di castagno si piega dondolando e slanciato si staglia nel cielo e l’impiegato ne conosce ogni fogliolina. In primavera egli osserva come si gonfino le gemme scintillanti e poi scoppino, come i fiori il pannocchia facciano sfoggio di pompa nuziale, e poi si dissecchino equino cadano per lasciar posto al frutto spinoso che matura e spaccandosi ma stra il prezioso seme di un caldo color bruno.

Quando sembra sprofondato nel suo lavoro, egli ogni tanto, in mezzo alle cifre, deve pensare alla fanciulla che nella strada triste ed angusta per la quale di solito passa gli è venuta incontro: aveva il collo nudo e camminava così agile e svelta come se il sole del mattino l’avesse invitata a danzare. E allora sorride, e le ore, di solito così dure e pesanti, gli sfuggono come sabbia calda di tra le dita.

Egli stesso non sa che è la bellezza che egli ama e nemmeno che essa è un bene degno di essere bramato, che si può cercarlo con le mani tese nel desiderio. Con semplicità accetta i suoi doni silenziosi, che non posseggono alcun altro valore se non quello di donare colore alle sue giornate grigie e monotone, come fa il rossore con guance pallide. E così non si rende affatto conto di essere divenuto, in una sua timida maniera, un paziente fratello di quei pii monaci dalla tonaca grigia che nelle nude celle stanno curvi su un libro oppure inginocchiati davanti alla croce, e con umiltà attendono lo splendore dorato della luce entro cui apparirà Dio.

Brevi note

  • Aart van der Leeuw, Vluchtige begroetingen. L’Aia: Nijgh & Van Ditmar, 1925, pp. 160-162. [Titolo ‘Saluti fugaci’]. Traduzione italiana del racconto: G. Antonelli.
  • Non risultano altre traduzioni in italiano. Una pagina wikipedia in inglese.
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