Harry Mulisch Il talamo di pietra. Un frammento dal romanzo

Il testo di Harry Mulisch Il talamo di pietra è un frammento tratto dal suo famosissmo romanzo Het stenen Bruidsbed  (appunto, Il talamo di pietra), pubblicato nel giugno 1959.

Harry Mulisch Il talamo di pietra - frammento dal romanzo
21a edizione, febbraio 1972

Il romanzo è il frutto di un confronto con la Germania divisa e lacerata dalla guerra e ci pone davanti al problema della guerra in quanto responsabilità individuale e collettiva. Norman Corinth, un dentista americano che nell’ultima guerra bombardò Dresda, anni dopo si ritrova in questa stessa città in occasione di un congresso. La guerra lo ha spersonalizzato ed egli è alla ricerca della sua vera identità. Un incontro con una comunista della Germania dell’est ha su di lui un effetto di choc che lo conduce alla coscienza della portata delle sue azioni.
Per motivi di leggibilità ho diviso il testo in due paragrafi.

I

« Quanto tempo ci sei rimasta? » La sua voce era calma, dolce.

« Sei anni. »

« Perché? Ebrea? »

« Comunista. »

Egli pensò: il supercodice; e adesso mi abbraccia.

« Devo spegnere la sigaretta,» disse lei e cercò di svincolarsi.

Egli pensò: pericolo!

« Dammela, » rispose, prese la sigaretta dalle dita di lei e la schiacciò sul tappeto. Ella lo guardò e disse:

« Soldato. » Gli guardò il viso senza riservatezza (era mai stato diversamente?) e chiese:

« Perché Russi? »

Egli se la strinse di nuovo.

« Per qual ragione credi tu che fra centinaia di migliaia di dentisti americani abbiano pescato proprio il mio nome? »

« Perché tu sei il migliore. »

« Non mi far ridere. »

« Perché sei comunista. »

« Oh, » rispose « tu credi che io abbia sciorinato in America i principi del Partito? »

« Non lo so. Sei stato nell’Esercito Rosso? »

« Sorry se ti deludo. »

« E come sei finito da loro? »

« Caduto dal cielo. »

Ella rimase un attimo silenziosa.

« Bombardavi le città? »

« Sì. »

Volle svincolarsi, ma lui la strinse contro il suo corpo, con un risolino agli angoli della bocca. All’improvviso ella rispose al suo abbraccio ed asclamò: « Oh, Gesù Cristo! »

II

Tacquero e non si lasciarono. La stanza li abbracciava entrambi. Drup, drup, drup, drip, drap, drop: il rubinetto.

« Per questo, oggi, ti sei levato il cappello quando guardavi la valle» disse lei.

« Mi sono levato il cappello? »

« Sì. »

Cercò di ripensarci, ma non poté ricordarsene. Gli sembrava ridicolo.

« La cosa ti perseguita? » chiese lei.

« No, » rispose, « perché? Tu saresti voluta restare un anno ancora in galera? »

« Pensavo a Dresda. »

« Quelli erano inglesi, » disse ed aggrottò il viso.

« Avrebbe fatto differenza se ci fossi stato anche tu? »

Egli pensò: se le dico che la seconda ondata era composta di americani (e che la terza ondata dovette ripiegate verso Lipsia, perché il calore era diventato troppo forte), sciupo tutto.

« No,» rispose. Stette un po’ a pensare. «È come non fosse mai accaduto. Tremila anni fa. Io sono un greco perito sotto Agamennone che vive ancora. Non me ne ricordo mai. »

Lei lo osservava.

« Non trovi questo più angoscioso che se ti perseguitasse? »

Corinth scosse il capo: allora sentì che il viso gli diventava umido e con questo era peggio – ma non sapeva che cosa fosse peggio. Era peggio. Era peggio. La guardò spaventato, spalancò gli occhi e si guardò intorno per la camera buia. Con gli occhi sbarrati guardava dalla finestra al letto dalla lampada a un tavolino, come se in tal modo potesse impedire a qualcosa di diventar peggio.

III

« Cristo, » disse afferrandola per le braccia e senza poterla guardare, come se non potesse lasciare la stanza e le cose, « Cristo, Hella, c’è qualcosa in me… » Ansiosa ella guardò le gocce di sudore che gli si ingrandivano sulla fronte, vicino al naso. I suoi occhi divoravano la stanza. Era sempre peggio, era qualcosa d’invisibile: un notturno tremore in cose immobili come morte, come non fossero più se stesse, uno schiudersi che lo minacciava disgustosamente. Pensò: luce, luce, ma non posso parlare; sentiva che tendeva in maniera inumana le sue forze, ma quali? come? contro che cosa? Poi notò che tutto diminuiva, come una tempesta che s’acqueta all’improvviso, e scompariva.

La guardò.

« Che cosa è stato? » non aveva quasi più voce.

La camera era la camera, Hella Hella. Gli occhi di lei erano tondi di spavento; non poteva articolar parola. Corinth si passò una mano sul viso e girò lo sguardo per la stanza, cercando qualcosa, sebbene sapesse perfettamente che non vi avrebbe trovato nulla, né là né altrove, e che non c’era più nulla, come se nulla vi fosse mai stato.

«Era qualcosa – ad un tratto… Come se… » Alzò le spalle disperato.

« L’hai avuto ancora? »

«Mai. »

Con la punta delle dita gli toccò il volto e lo guardò. Era proprio a pezzi, come poco prima, quando aveva detto: Non è la più bella donna del mondo?

« Svestiti, » gli disse.

« Sì. »

Note a Harry Mulisch Il talamo di pietra

  • Non risulta che il romanzo di cui è tratto questo frammento abbia mai avuto una traduzioneintegrale in italiano.

 

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